Ospitalità- p. Claudio Monge OP 

BREVE RESOCONTO:

Durante la interessante relazione fatta a Pisa, padre Claudio Monge ha tentato di declinare il termine OSPITALITA’ all’interno del progetto ecumenico. Ospitalità come appello alla responsabilità dove l’identità vera si costruisce nell’essere per l’altro. L’ecumenismo che verrà non sarà caratterizzato da una ricerca delle cose che ci accomunano, ma prima di tutto dall’accettazione della diversità, dell’alterità, come fattore di arricchimento e non come minaccia. Io non sono senza l’altro che è diverso da me. Chi accoglie fa sempre l’esperienza di essere accolto. L’alterità va coltivata all’interno di uno sforzo comune  di costruzione di una unità visibile, che non va confusa con l’uniformità. Il fatto che i cristiani siano divisi, moralmente parlando, è un peccato, perché contraddice il comandamento stesso del Signore (cf. Gv 17). Il cammino verso l’unità dei cristiani deve puntare all’ospitalità eucaristica, come suo culmine. Perchè rinunciare ancora  a condividere il pane  e il vino della Vita intorno ad un’unica mensa quando già ci dissetiamo spesso insieme alle sorgenti della stessa Scrittura e della professione di fede della chiesa primitiva?

Come pretendere  ancora che la condivisione eucaristica abbia come condizione previa la piena comunione tra le chiese, se questa comunione stessa è un dono gratuito dell’azione salvifica del Dio trinitario che si rinnova in modo unico, speciale, privilegiato, proprio nella celebrazione del mistero Pasquale?

Non è tanto l’autorizzazione per la condivisione eucaristica che dovremmo chiedere, ma l’autorizzazione per il rifiuto di una tale comunione.  Riferendoci a Genesi 18, a Mamre, dove i tre pellegrini misteriosi risvegliano un Abramo sofferente ed assopito all’ingresso della tenda dell’ospitalità, portandolo ad attivarsi per un’inattesa ospitalità che nobilita la sua casa, è assai facile pensare che Dio continui a bussare proprio alle porte dell’ospitalità eucaristica.  Un altro riferimento biblico, ricordato proprio in chiusura di intervento da p Claudio, quello tratto dal libro dell’ Apocalisse al capitolo 3,20, diventa straordinariamente evocativo: “Ascoltate, Io sto alla porta e busso. Se uno mi sente e mi apre, io entrerò e ceneremo insieme, io con lui e lui con me”.

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