Testimonianza 22/1/13 suor Lancy

Suor LANCY - 22 gennaio 2013- Presentazione di “Il Vangelo dall’India, preghiera in forma di danza”  Calci (Pisa).

 

Cristiani in India 22- 01- 2013

Mi chiamo sr. Lancy e sono indiana. Vivo in Italia da 25 anni e appartengo alla congregazione delle Suore Figlie di Nazareth, fondata da Padre Agostino da Montefeltro qui a Pisa. Vengo a darvi un piccolo contributo sulla realtà dei Cristiani in India.

Il Cristianesimo è una realtà o una novità che viene dall’alto, dal Cielo per cui nessuna cultura o società potrà comprenderlo o possederlo come cosa propria. Proprio per il suo carattere divino e umano fin dalle sue origini ha dovuto fare i conti con gli schemi mentali e culturali ovunque arrivava. Gesù stesso ha dovuto rompere, pagando di persona, gli schemi religiosi dell’aspettativa messianica del popolo ebreo. La storia della chiesa racconta delle fatiche che hanno dovuto affrontare le prime comunità cristiane nel tradurre la buona notizia della salvezza resa presente nella persona di Gesù nei termini della cultura ebraica ed ellenistica.

La stessa fatica vive la Chiesa anche in India. Fin dal 1° secolo con l’arrivo dell’Apostolo S. Tommaso nello Stato del Kerala, sud dell’India il Cristianesimo è presente in India nella veste cattolica di rito siro mala barese e di rito siro malankarese. Denominazioni che ricordano l’appartenenza di S. Tommaso alla comunità di Antiochia, in seguito chiamata Siria. Poi verso la metà del 1500 quando arrivarono i missionari gesuiti, specialmente S. Francesco Saverio, che sbarcarono con i portoghesi sulle coste indiane si formò anche la Chiesa cattolica di rito latino- romano. La Chiesa Cattolica in India rappresenta 2,5% . La presenza delle altre confessioni cristiane rimane entro 0,5%.

Anche dopo 2000 anni, il cristianesimo in India rimane numericamente molto ridotto rispetto ad una popolazione che conta più di un miliardo di persone. Alla base ci sono anche delle motivazioni culturali e concezioni religiose del popolo indiano di cui 80% è di religione indù. L’India è un mosaico di culture, è culla delle religioni, lingue, costumi, tradizioni diverse. Nella sua civiltà millenaria, l’India vive l’armonia dell’unità delle diversità sostenuta anche dalla Costituzione indiana. L’induismo ha alle sue radici il vedismo dove il senso del sacro attraversa dal filo d’erba fino agli orizzonti sperduti del cielo. Il pantheon indù è popolato dagli dei di ogni genere. La terra è sacra per cui non si può arare o seminare senza rivolgersi prima ad invocare la dea della terra, così pure per l’acqua, il vento il fuoco ecc. I grandi uomini dell’induismo, chiamati rishì, i saggi patriarchi attraverso le loro lunghe meditazioni nelle foreste, nei luoghi solitari avevano scoperto il senso del sacro che avvolgeva ogni cosa e l’hanno immortalato nei libri vedici e nelle loro sacre scritture: Bagavadgitha, Ramayana, Mahabharatha .. I racconti mitologici delle divinità che combattono con le forze del male, che intervengono in aiuto agli uomini sono accolti e imitati con devozione nelle famiglie indù e nei loro templi disseminati in lungo e in largo nel territorio indiano attraverso i riti liturgici vivaci di colori, profumi, suoni, ritmi, musiche e danze .. Il pantheon indù è una sfida per la fede cristiana. Tanto più accettano Gesù come uno delle loro divinità e non come Dio, Unico Salvatore del mondo. L’altra realtà sociale con cui la Chiesa deve fare i conti è il sistema delle caste che regola il vissuto quotidiano dell’India. Anche se la Costituzione indiana ha abolito questo sistema, c’è un concetto di stratificazione sociale a seconda delle nozioni di purezza rituale, in modo ampio in quattro livelli gerarchici – I Brahmini,casta sacerdotale; i Kshatria, i guerrieri, i re, i nobili; i Vaisya, i mercanti, uomini di affari e i Sudra, i lavoratori dei campi e gli operai. Fuori di questa struttura ci sono i Dalìt o gli "intoccabili". La parola ‘Dalit’ vuol dire "schiacciato". Quindi non viene utilizzata per indicare un'altra identità di casta. I Dalit rimangono la comunità più vulnerabile e emarginata, senza dignità umana e perciò obbligati a fare lavori manuali più umili, pulizie stradali, dei bagni, calzolai, i lavori agricoli, scavare le tombe del villaggio, lo smaltimento di animali morti. Questi lavori raramente forniscono un reddito sufficiente per sfamare le proprie famiglie o per mandare i figli a scuola. Perciò sono poveri e senza istruzione.

Ma tutto questo sistema è sostenuto dalla dottrina della reincarnazione e del Karma che è la legge della retribuzione. Si appartiene ad una casta per nascita. Si nasce in una casta superiore o inferiore o tra i fuori casta perché nella vita precedente si è compiuto il bene oppure il male, si è avuto un karma positivo o negativo. In questa vita che si sta vivendo si deve fare il bene e anche soffrire per meritarsi un karma migliore e poter rinascere in un casta superiore o almeno non più tra i fuori casta. Qui troviamo che la grande spiritualità indiana in un certo senso è responsabile della povertà che perdura tra la popolazione più umile dell’India. Accettano con rassegnazione il loro karma causata dalla loro vita precedente e soffre per arrivare al livello degli altri.

La Chiesa in India dovrà sempre tenere presente di questa situazione sociale ed essere pronta a farsi prossimo con chi soffre e chi è emarginato. La Chiesa ha il mandato di essere il buon samaritano presso l’uomo indiano incappato dalle dottrine e concezioni disumane del karma e della reincarnazione, il circolo vizioso che tiene l’uomo legato alla terra, invece ogni uomo è fatto per cielo. La Chiesa deve trovare i termini e linguaggi della cultura del posto per portare il messaggio liberante del Vangelo.

Invece la Chiesa in India fin dall’inizio penetrò nelle strati più superiori della società, specialmente le chiese di rito siro malabarese e siro malankarese adottando quella mentalità di disprezzo verso chi è inferiore per condizione di ceto o di economia. Le conversioni dalle caste inferiori e addirittura di dalit era visto con molto disprezzo. Questi cristiani convertiti erano costretti in un certo modo a continuare la loro situazione di prima. Anzi, i cristiani dalit soffrono la discriminazione da parte della Chiesa e anche dal governo che non concede loro i diritti di lavoro, di istruzione ecc. riservati solo ai dalit indù.

Anche la Chiesa Cattolica romana si presentò all’India nella sua veste occidentale. Per cui il cristianesimo è vista come una religione straniera. Il carattere e lo stile occidentale della Chiesa sono gli ostacoli per la comprensione del cristianesimo da parte degli indù.

Avevo iniziato questo mio modesto contributo dicendo che il Cristianesimo è una novità che viene dall’alto. Dall’alto deve entrare in ogni cultura senza passare orizzontalmente da cultura in cultura. Il Cristianesimo ha un’unica cultura, quella dell’Amore Incarnato in Gesù. Il Cristianesimo deve privilegiare lo stile dell’inculturazione. L’Incarnazione di Gesù è stato l’atto supremo della inculturazione. L’incarnazione fisica di Gesù è finita, l’incarnazione mistica di Gesù continua in tutti i tempi e per tutti gli uomini. Ripetere il Fiat di Maria ancora oggi perché Gesù possa incarnare misticamente in India, preghiamo perché questo diventi l’impegno di tutti i cristiani dell’India.

Grazie per l’ascolto.

 

fradelcor@gmail.com     © Francesca Del Corso 2012                     Sito MOLTO da perfezionare.....   :-)